Risonanze, dissonanze, consonanze ai tempi del coronavirus
A volte la domanda più difficile a cui rispondere, se formulata da un bambino, da una bambina, è legata al mistero della morte.
Fino ad un mese fa al termine “Coronavirus” avremmo forse associato il titolo di un nuovo cartone animato. Invece ora è tempo di unire queste due realtà, una sempre presente e legata a ciascuno, e l’altra si spera passeggera. E dire, cercando dentro di noi le parole, una storia, una filastrocca, una canzone, o con un disegno, che possano accompagnare questo dire. La gestione dell’attribuire senso, è iscritta nel percorso educativo. Poi ci sono spazi e tempi. E possono drammaticamente cambiare in un’emergenza. Ma l’emergenza richiede di salvare vite e di non intralciare il percorso di chi le salva.
Forse in un prossimo futuro avremo la fortuna di poter sostenere o distruggere le indicazioni da seguire in questi giorni. Ma oggi, invece di impiegare tante energie nel trovare qualcosa che non piace, da criticare, si potrebbe prestare attenzione alle risorse interne, e anche alla Scuola che si sta impegnando a raggiungere dagli alunni più piccoli, dall’Asilo Nido, dalla Scuola dell’Infanzia agli studenti più grandi. Si potrebbe appoggiarsi alla propria capacità creativa e culturale, e anche ai social che stanno riempiendo le nostre giornate di proposte interessanti e spesso create e donate apposta per questi giorni. Poi, fino all’altro giorno quasi tutti erano eccellenti sostenitori della Scuola montessoriana … ma allora sarà facile farsi aiutare in cucina, a preparare le pietanze, a riordinare dopo aver giocato, a creare con materiale povero giochi e attività … Sul balcone si può giocare … Dalla finestra si possono trovare suggestioni da riprodurre. L’ormai conosciuto gioca-yoga si può fare anche a casa sull’asciugamano. Sempre sui social si propongono piccoli percorsi ad ostacoli (casalinghi), simili a quelli proposti nelle stanze di psicomotricità. Poi ci sono i collage, i puzzle, le costruzioni … E che dire delle storie, delle fiabe, dei racconti, già scritti o da inventare. E la musica? … Si potrebbe continuare …
Ma credo che il problema siano gli adulti mai cresciuti davvero. Quelli che posteggiano in seconda fila per accompagnarli in auto a scuola, a ginnastica, a musica, alla festa … Quelli che oggi usano comparare l’uscita dei cani con l’uscita dei bambini, in un simbolico che diniega ogni immagine plausibile.
Il problema sono le non assunzioni delle emozioni. I veri problemi dei disabili con le NPI li stanno affrontando. I veri problemi di chi lavora si cerca, grazie all’attenzione dei servizi comunali, di sostenerli. I veri problemi li evitiamo, e sono i malati curati da medici e infermieri stremati, le persone che muoiono sole e i famigliari lontani. Sono gli anziani in casa da soli, gli anziani nelle case di riposo. Mi viene il dubbio che siamo malati di adolescenza cronica e siamo viziati … E i problemi che si potrebbero gestire cogliendo il positivo, piccolo, ma esistente, che abbiamo fra le mani come un dono, li facciamo lievitare a dismisura.
Lavoro da decenni in Scuole con bambini “stranieri”. Quella attuale in questi giorni vede tutti i bambini e le bambine che si collegano con un sorriso al gruppo di Whatsapp creato per la Sezione e mostrano disegni, giochi, torte fatte con orgoglio con la mamma … E si salutano, si rassicurano, progettano. E loro sanno, sanno e capiscono. E in fondo ci chiedono solo di essere Adulti all’altezza del contenimento e della serenità di cui hanno bisogno per affrontare questa esperienza.
Credo che se potessero dirci, ci chiederebbero di essere persone responsabili e serie. E noi apparteniamo ad un popolo meraviglioso, creativo, intellettuale, ma anche omertoso, individualista e infantile … Che questo tempo ci aiuti davvero a desiderare l’evolvere.”
Paola Deandrea