Alcune riflessioni sulla visita ai mosaici di Ravenna, accompagnata dal libro “L’ultima immagine”  di James Hillman

Il libro “l’ultima immagine” che mi ha accompagnato durante la visita a Ravenna, insieme alla collega e amica Paola Manzoni, è , sì , un testo postumo che racchiude l’estremo pensiero di James Hillman, ma è anche un intenso dialogo fra lui e Silvia Ronchey, che si svolge in due tempi: il primo nel settembre 2008, a Ravenna, ispirato ai mosaici, il secondo nell’ottobre 2011, tre anni dopo presso la casa del filosofo-analista a Thompson (Connecticut) durante gli ultimi giorni di vita del pensatore. A questo dialogo è affidato un insegnamento per noi, nello stile di un moderno Socrate, a testimoniare quella verità che può trapelare solo esercitandosi a fermare lo sguardo, per cercare dentro ogni immagine “l’ultima immagine”.

Entro nel Mausoleo di Galla Placidia, due cieli mi avvolgono in una luce verde-azzurra. Il primo è la volta stellata della cupola, e fa parte della celebrazione della morte e del cammino ulteriore dell’anima. Come viene spiegato nel libro, la dottrina cristiana sembra concedere qui un richiamo esplicito alla filosofia neoplatonica e all’idea del ritorno dell’anima agli astri. Il secondo cielo decora, appena entrati, la fascia sotto l’arco che raffigura il sacrificio di S. Lorenzo. E’cosparso di quelle che si direbbero anche loro stelle, diverse da quelle della cupola. Nel testo Silvia Ronchey ci spiega che tecnicamente si chiamano rosette, un ibrido tra un motivo geometrico e un motivo vegetale, che ricorre nella tradizione orientale antica. “Sono immagini astratte che attivano visioni interiori specifiche” (p. 58). Ecco l’immagine:

Ho voluto iniziare da quest’immagine,perché ne sono stata profondamente pervasa, ho dovuto appoggiarmi alla sedia che si trovava nell’angolo e accogliere quel senso di vuoto intensamente denso di emozioni che in un istante si era fatto strada dentro di me.

Mi ha colpito un episodio che viene riportato in una nota del testo, nel capitolo “Pagano o Cristiano” che si addentra appunto nelle immagini dei mosaici del mausoleo di Galla Placidia. Il musicista/poeta Cole Porter lo visitò durante il viaggio di nozze e “si ritiene che la volta stellata della cupola abbia ispirato il suo brano “Night and day” (p.53), che sono andata a cercare in rete e che parla d’amore. Questo il testo:

Come il bom, bom, bom

del tam tam

quando calano le ombre

nella giungla

come il tic, tic, tac del

maestoso orologio

che sta ritto contro il

muro,

come il drip, drip, drip

delle gocce di pioggia

quando è finito

l’acquazzone estivo,

così una voce dentro di

me continua a ripetere

Tu, tu, tu

Notte e giorno, tu sei la

sola,

solo tu sotto la luna o

sotto il sole,

che tu sia vicina a me, o

lontana.

Non importa, tesoro,

dove tu sia:

io penso a te

giorno e notte, notte e giorno, perché così è.

E’ che questa brama di

te mi segue ovunque io

vada,

nel frastuono del traffico

ruggente,

nel silenzio della mia

stanza solitaria;

io penso a te giorno e notte, notte e

giorno.

Sotto la mia pelle

c’è un oh come un

famelico desiderio

che mi brucia dentro.

E questo tormento non

avrà fine

fino a quando tu mi

permetterai

di passare la mia vita

facendo l’amore con te: giorno e notte, notte e

giorno”.

Ho voluto riportare per intero questo testo, anche se lungo e così apparentemente “fuori” dal luogo di cui sto scrivendo, perché parla di Eros. C’è, dominante, la presenza del tu, dell’amata, della passione, e dell’eterno alternarsi del giorno e della notte. Che ha un vago sapore di le mille e una notte.

La vita di Galla Placidia é stata una vita avventurosa, piena, immagino, di amore, oltre che di dolore. Nata nel 390, muore nel 450. A pochi anni dalla sua morte, avverrà la caduta dell’impero romano d’occidente, e anche questo è il motivo che porta J. Hillman a visitare i mosaici di Ravenna nel 2008, anno che, per una sorta di sincronicità, vede nel crollo di Wall Street un parallelismo fra la fine del mondo antico e la caduta del nostro.

Riporto la sintesi della vita di Galla Placidia, riprendendola dal testo:

“Era figlia dell’imperatore Teodosio I, ed ebbe un ruolo da protagonista nelle traversie politiche che precedettero la “caduta silenziosa” dell’Impero romano d’Occidente nel 476. Ancora bambina seguì a Ravenna il fratello Onorio che, divenuto imperatore d’Occidente, vi aveva stabilito la sua corte. Ventenne fu a Roma durante il terribile sacco visigoto nel 410. Il re barbaro Alarico prese in ostaggio la grande aristocratica bizantina per poi darla in matrimonio al suo successore Ataulfo. Alla morte di questi sposò il magister militum Costanzo, che Onorio associò al trono quale coimperatore della pars occidentis. Morti anche il secondo marito e poco dopo il fratello Onorio, tornò a Ravenna e dall’ultima capitale dell’Occidente romano resse personalmente l’impero durante la minorità del figlio Valentiniano III, fino al 437. Morì a Ravenna e lì’, secondo le fonti coeve, fu sepolta” (nota 18, p.185). J. Hillman sente, nel mausoleo, un’atmosfera femminile di tenerezza. L’immagine, notissima, delle due colombe ricorre quattro volte intorno alla cupola e, secondo Hillman, il fatto che siano in coppia ad abbeverarsi alla stessa fonte “è una fantastica immagine di armonia ripetuta” (p. 56 del testo). “La coppia sottolinea la differenza anziché l’opposizione. Vedere la cose in coppia,accoppiate diciamo, è un modo per capirle” (p. 56). Ecco l’immagine:

Forse davvero questa atmosfera di “tenerezza” che, attraverso queste immagini, allude alla morte in vita e alla vita nella morte (in realtà Galla Placidia fu poi sepolta a Roma ma la destinazione funebre del mausoleo è confermata dall’iconografia del trapasso) è ciò che mi ha avvolto all’entrata nell’edificio, e che mi ha fatto fermare cercando di accogliere le emozioni.

Nella parte del testo/dialogo fra J. Hillman e S.Ronchey che si svolge negli ultimi giorni di vita dello psicoanalista nella sua casa in Connecticut nel 2011, nel capitolo “Restare pensante” che, per me, è toccante e fondamentale, alla domanda della Ronchey: “Che cosa è importante per te qui e ora?” lui risponde: “E’molto importante ciò che il giorno ci da, ogni singola cosa, anche semplice, che si realizza durante il giorno. Una persona, l’osservazione che ha fatto, l’odore dell’aria in quel momento. E queste cose hanno bisogno di accettazione, di ricognizione, di riconoscimento. Adesso non ho ancora la parola giusta. Ma trovare le parole è magnifico. Trovare la parola giusta è così importante. Le parole sono come cuscini: quando sono disposte nel modo giusto alleviano il dolore” (p 37-38).

Torno al cielo stellato e cerco di riflettere e trovare le parole giuste con l’aiuto del libro/dialogo. Hillman si chiede se l’atmosfera di Galla Placidia sia più afrodisiaco-artemidea o più cristiana. Ci accompagna poi nella riflessione su come il cristianesimo, con il suo sistema mentale in opposizione al paganesimo, abbia intrappolato l’immaginazione e considerato i sogni e le visioni sostanzialmente portati dal diavolo. Secondo lui,alla base del cristianesimo c’è l’idea di “un unico mediatore tra noi e l’Altro” (p 68 ), Gesù, mentre per i pagani c’erano una pluralità di connessioni fra noi e la sfera dell’invisibile, rappresentate dagli dei nella loro diversità, ed erano tanti. Conclude: “Questo è il paganesimo: la pluralità contro l’esclusività” (p. 68).

Le immagini dei mosaici del mausoleo di Galla Placidia, poi le altre di San Vitale, del Battistero degli ortodossi, del Battistero degli Ariani e di S. Apollinare in Classe, costruite dagli uomini di un’epoca che tentava una via di salvezza attraverso la sintesi tra immagini pagane e cristiane, sono un dono che gli antichi ci hanno lasciato per aiutarci a trovare, oltrepassando le immagini frammentate e false che ci avvolgono attraverso la propaganda mediatica, l’immagine vera, quella che ferma il nostro andare per guardare davvero dentro di noi.

Nei cieli stellati del mausoleo di Galla Placidia ho sentito un richiamo a un Altrove, che è fuori e dentro di me, per me salvifico.

Fabia Errani


bibliografia

  • L’ultima immagine, James Hillman – Silvia Ronchey,  Rizzoli 2021.
  • Guida storico-artistica “Ravenna. I mosaici,i monumenti e l’ambiente”, Salbaroli editore,1984

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