Quattro sogni che hanno cambiato la vita a Giuseppe

Domenico Guidi – Sogno di San Giuseppe, Roma

Un ragazzo che viene in terapia, sapendo che mi chiamo Giuseppe, mi ha portato una copia della lettera apostolica “Patris corde” che papa Francesco ha scritto l’8 dicembre 2020 ricordando la figura di San Giuseppe.

La lettura di questo testo ha fatto nascere in me alcune riflessioni in merito al processo di individuazione durante il quale ognuno di noi è “vocatus” a realizzare, vivendola, la propria vita.

Mi ha colpito soprattutto il particolare che Giuseppe si è lasciato accompagnare da quattro sogni (1) senza opporre alcuna resistenza.

Nello scritto “patris corde”, viene più volte sottolineato come Giuseppe “obbedisce senza esitare” (2) quattro volte alle indicazioni provenienti dai sogni. Il suo atteggiamento è un invito a riappropriarci di quello che Erich Fromm definisce “il linguaggio dimenticato” (3) al fine di riuscire ad integrare nella coscienza l’energia che proviene dall’inconscio, spesso temuta.

Un altro termine viene ripetuto più volte, come segno distintivo di Giuseppe : accoglienza.

“Giuseppe lascia da parte i suoi ragionamenti per fare spazio a ciò che accade e, per quanto possa apparire misterioso, egli lo accoglie, se ne assume la responsabilità e si riconcilia con la propria storia” (4).

L’accoglienza del messaggio onirico e la sua integrazione nella vita cosciente ci mostra un uomo coraggioso, impegnato in un sano tentativo di risolvere la conflittualità conscio-inconscio.

Ogni giorno, nella pratica terapeutica possiamo quasi toccare con mano quanto sia difficile accogliere i propri vissuti storici, soprattutto quelli che non abbiamo scelto e forse anche subìto.

Per riuscirci è importante giungere a creare un’alleanza con il nostro inconscio “accogliendo” integralmente, senza paura, i suoi messaggi.

L’immagine di San Giuseppe, spesso rappresentato con un bastone e una lampada in mano, mi ha ricordato l’Arcano VIIII, l’Eremita, descritto da A. Jodorowsky (5) come personaggio “attivo “e “ricettivo”, “grande archetipo paterno”.

E ancora: “L’Eremita illumina il cammino o forse con quella lanterna segnala se stesso alla divinità come per dire: “Ho compiuto la mia missione, eccomi qui, guardatemi”.

Conclude: “(Questo Arcano)rivolge un appello a quella parte di noi che può essere eterna, per aiutarci a vivere la crisi con coraggio, a camminare senza una direzione nota” (6).

In associazione all’immagine dell’Eremita ho pensato anche al sogno giovanile di Jung (7) e all’interpretazione che ne dà Massimiliano Colosimo:

“La scena iniziale del sogno richiama esattamente l’Arcano dell’Eremita e la sua simbologia. Persino il dettaglio del lume, che l’Eremita tenta di proteggere con un lembo del mantello, corrisponde alla descrizione del sogno di Jung. Il sogno prosegue con la percezione di una presenza “diabolica”.

Siamo in presenza dell’Ombra e in effetti Jung commenta: “Quando mi svegliai capii subito di aver visto lo ‘spettro del Brocken’. E’ la mia propria ombra nel turbinio della nebbia, proiettata dalla piccola luce che portavo”. La tensione emotiva di Jung, terrorizzato dall’Ombra alle sue spalle e nel contempo intenzionato a preservare la tenue fiammella, è perfettamente visibile nella “dinamica onirotarologica” della sequenza “Eremita – Diavolo”. L’Eremita procede lentamente nel buio. Tiene accesa la lanterna, dando le spalle al Diavolo. La lanterna simbolizza il lume della ragione. Il Diavolo è invece la stessa Ombra di Jung. La sequenza sembra suggerire che le energie del Diavolo/Ombra sono in realtà il combustibile della lanterna dell’Eremita. Il sogno è stato profetico: Jung dedicherà tutta la vita a illuminare con il suo genio le ombre dell’inconscio. Potremmo sintetizzare l’interpretazione del sogno con un commento: trascorriamo la vita a cercare la verità con il solo lume della coscienza (Eremita), ma non ci accorgiamo dell’importanza della nostra Ombra, dalla quale è impossibile separarsi (Il Diavolo…e le catene che ci legano indissolubilmente a lui!)” (8).

Non è stato per nulla facile per Giuseppe “lasciare accadere” ciò che la vita aveva in serbo per lui ed integrare la propria Ombra (= i suoi dubbi, le sue paure…) e ne fa prova l’ottimo romanzo “L’ombra del padre” dello scrittore polacco Jan Dobraczynski (9) che descrive un uomo combattuto lungo tutto il corso della sua vita fra le sue giuste esigenze umane e la richiesta improrogabile che gli viene da Dio di rinunciarvi.

Giuseppe in cuor suo nutre il desiderio di sposarsi con la donna che ama, e crescere una famiglia come tante altre, ma Dio ha in serbo per lui un progetto diverso che egli accoglie dimostrando coraggio nell’accettare i messaggi che gli vengono dai sogni.

Mi piace concludere con un’espressione di Whitmont: “Ogni sogno può essere considerato come un messaggio proveniente da un’intelligenza superiore, anche se arcaica, che propone nuovi atteggiamenti significativi.

Jung chiamò Sé questa entità ipotetica e lo definì come “l’esistente a priori dal quale promana l’Io … non io creo me stesso, ma piuttosto io accado a me stesso” (10).

La grandezza di Giuseppe sta nell’essere riuscito ad “accadere a se stesso”, a diventare quel che si è, accogliendo con piena avvertenza e deliberato consenso il messaggio che il Sé gli ha inviato parlandogli attraverso i sogni. I sogni non ci dicono mai cosa dobbiamo fare nella vita, ci lasciano liberi di accoglierli e di scegliere se ascoltare i loro suggerimenti, come ha fatto Giuseppe, oppure no.

Giuseppe Fojeni


Note

  1. Dal Vangelo di Matteo: 1,18-23; 2,13-15; 2,19-21; 2,22-24.
  2. Lettera Apostolica Patris corde nel 150° anniversario della dichiarazione di San Giuseppe quale Patrono della Chiesa universale (8 dicembre 2020) | Francesco (vatican.va)
  3. E. Fromm, Il linguaggio dimenticato, Bompiani, 1962.
  4. Lettera Apostolica Patris corde nel 150° anniversario della dichiarazione di San Giuseppe quale Patrono della Chiesa universale (8 dicembre 2020) | Francesco (vatican.va)
  5. A. Jodorowsky, La via dei tarocchi, Feltrinelli,2004.
  6. A. Jodorowsky, La via dei tarocchi, Feltrinelli,2004, pag. 187-189.
  7. C.G. Jung, Ricordi,sogni,riflessioni,BUR,2012. “Era notte, in un posto sconosciuto, e camminavo lentamente e con fatica contro un forte vento. Dappertutto intorno v’era una fitta nebbia. Con le mani facevo schermo a un fievole lume che minacciava di spegnersi a ogni momento. Tutto dipendeva dal riuscire a tener viva questa piccola luce. Improvvisamente avevo la sensazione che qualcuno stava sopraggiungendo alle mie spalle, mi voltavo, e vedevo una figura nera, gigantesca, che mi seguiva. Ma al momento stesso avevo coscienza, nonostante il mio terrore, di dover salvare la piccola luce tutta la notte e nel vento, senza badare al pericolo”
  8. M. Colosimo, L’interpretazione dei sogni con i Tarocchi. Onirotarologia. Ed. Cerchio della luna., 2012.
  9. J. Dobraczynski, L’ombra del padre, Morcelliana, 1980.
  10. E.C. Whitmont, Il linguaggio dei sogni, Casa editrice Astrolabio, 1991.

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